“Se si dà per scontato che io non possa vivere da sola, allora io non imparerò a vivere da sola […] Se si dà per scontato che Shakespeare non faccia per me, allora io non imparerò ad amare Shakespeare”, dice la protagonista della nuova campagna globale lanciata da Coordown (Coordinamento Associazioni delle persone con sindrome di Down) in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down. Il concetto è chiaro e Danilo Dolci lo aveva riassunto con una intuizione formidabile nella sua semplicità: ciascuno cresce solo se sognato. Sarebbe veramente tempo di dismettere i pregiudizi sulla disabilità, qualsiasi disabilità, e osare l’inaudito, definendo sempre obiettivi ambiziosi, imparando a mirare alto, perché si fa sempre in tempo a ridimensionare il traguardo, ma sognare che anche un/a bambino/a con una disabilità intellettiva possa aspirare a una vita piena, indipendente, responsabile – adulta – è una prerogativa che va garantita ad ognuno di loro.
La campagna nasce dalla riflessione condivisa da una giovane donna con Sindrome di Down, Marta Sodano, alle Nazioni Unite nel 2019: “Ognuno di noi ha diritto di imparare. Gli insegnanti dovrebbero essere propositivi e non partire da basse aspettative, e dire loro quali sono i nostri limiti. Ho scoperto che in psicologia esiste un concetto, che in inglese si chiama “self-fulfilling prophecy”, cioè profezia che si auto-avvera, perciò l’insegnante che pensa che lo studente non possa capire si comporta di conseguenza, non spiega e fa avverare la profezia. Ma non esistono concetti facili o difficili: c’è sempre un modo semplice per spiegare le cose. Se penso alle cose che non mi sono state spiegate e insegnate, questo mi fa arrabbiare. […] Ogni essere umano ha un dono e occorre perciò vedere ogni persona nella sua unicità […] e non lasciare nessuno indietro”.
Lavorare perché nessun/a bambino/a, nessun/a ragazzo/a resti indietro è un imperativo imprescindibile che la scuola conosce bene; la necessità di impegnarsi ancor più a fondo per irrobustire anche i potenziali più schivi, più nascosti, più invisibili è il compito che Giornate come quella odierna ci ricordano. perché nulla venga dato per scontato.